Le Dalie

di J. Shejbal      

 

Un po’ di storia

Il nome del genere è stato ideato dal botanico spagnolo abate Antonio José de Cavanilles, direttore dell’Orto botanico di Madrid. Esso ricorda l’allievo di Linneo, il botanico svedese Andreas Dahl (read). Talvolta viene usato anche il nome Georgina, introdotto, dopo quello di Dahlia, dal botanico tedesco Karl Ludwig Willdenow per onorare il botanico russo Georgi. Questo secondo nome è noto soprattutto in Scandinavia e nell’Est dell’Europa, dove ad esso si sono ispirati anche i nomi comuni, i quali dovevano essere inventati per questi fiori conosciuti in Europa solo da poco più di due cento anni. (Così, per esempio, il nome della dalia in ceco è Jiřina, in slovacco Georgina ed in russo Георгина. )

Le dalie erano ben conosciute dagli aztechi in Messico, dove i tuberi venivano usati per preparare alimenti e medicinali e per combattere le zanzare.  Tra i molti nomi dati dagli indiani centroamericani a queste piante sono noti: Acocotl (“gola d’acqua”, perché nei fusti cavi poteva essere conservata una riserva di emergenza d’acqua durante gli spostamenti dei cacciatori), Cocoxochitl (“tubo d’acqua”, perché i fusti venivano usati per costruire delle condotte dell’acqua) e Chichipatl (“medicina amara”, per descrivere il gusto dei preparati per combattere le malattie). Con le effigi dei fiori delle dalie venivano decorati tessuti degli indiani del Messico e sono state riconosciute dagli archeologi anche nelle decorazioni di edifici. E’ probabile che i conquistatori spagnoli videro i fiori nei giardini dei regnanti per esempio a Tenuchtitlan, i quali furono poi da loro distrutti durante la conquista della capitale dell’impero azteco (read).

Il primo europeo a dare delle notizie sulle piante successivamente chiamate dalie fu il frate francescano Bernardino de Sahagún che arrivò in Nuova Spagna nell’anno 1529.

Poi la dalia fu descritta nel Codex Barberini del 1552 (read), ritrovato del tutto casualmente dall’americano Charles Upson Clark nella biblioteca del Vaticano solo nel 1929. Si tratta di un erbario azteco scritto ed illustrato dal medico indiano Martín de la Cruz nel collegio di Santa Cruz di Tlatelolco nella lingua nahuatl e tradotto in latino da Juan Badiano, anche lui un indigeno che ricevette la sua educazione nello stesso collegio. Nel trattato il nome originale viene trascritto Acocoxóchitl e viene affermato che la pianta non è utile solo per portare acqua, ma anche come un rimedio all’epilessia. Detto erbario è noto come “Libellus de Medicinalibus Indorum Herbis” (vedi) e fu custodito in Vaticano fino all’anno 1990, quando il papa Giovanni Paolo II lo fece restituire al Messico, dove è ora conservato dall’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia di Mexico City.

La prima precisa descrizione delle dalie venne fatta da Francisco Hernández de Toledo (vissuto dal 1514 al 1587). Egli fu inviato nel 1570 dal re Filippo II nelle nuove colonie della Spagna oltre oceano. Durante i sette anni della sua permanenza nel Nuovo Mondo questo medico e botanico studiò soprattutto le piante ad uso medicinale  e descrisse in latino 3000 piante fino a quel momento sconosciute agli europei. Alcune parti del suo trattato furono poi tradotte e pubblicate per la prima volta in Messico nel 1615  con il titolo “Plantas y Animales de la Nueva España, y sus virtudes por Francisco Hernández, y de Latin en Romance por Fr. Francisco Ximenez”. Le immagini in questo volume furono eseguite dal suo accompagnatore Francisco Dominguez. Successive pubblicazioni del trattato di Hernández furono poi stampate negli anni 1628 e 1648 a Roma sulla base del testo originale in latino. Questo autore parlò delle dalie come di piante erbacee di dimensioni più che medie, con grandi fiori tondi di colore porpora con il centro giallo, delle quali esistevano numerose varietà di fiori con diverse dimensioni e molti colori: bianco, giallo-rosso, giallo-porpora, porpora e bianco, rosso e giallo. Da queste affermazioni è evidente che già gli indiani avevano  effettuato incroci e selezioni. Comunque queste informazioni non ebbero alcun seguito e delle dalie si riparlò solo nel ‘700.

Sembra che nel frattempo si ebbe però una certa diffusione sporadica delle dalie nell’emisfero sud, perché è noto che già nel 1712 il padre dei famosi fratelli Montgolfier, inventori degli aerostati, ricevette alcuni tuberi da un amico che risiedeva nell’isola di Mauritius nell’Oceano indiano. Questo dono aveva solo lo scopo di presentare una nuova pianta d’interesse alimentare e non decorativo. Si pensava che i tuberi potessero costituire un’alternativa alle patate. Essi vennero  considerati commestibili però non di gusto accettabile e questa breve apparizione della dalia in un giardino europeo non diede inizio ad alcun sviluppo.

Il botanico francese Nicolas Joseph Thiéry de Ménonville (1736-1780) riferì di aver visto crescere delle dalie in un giardino a Oaxaca in Messico, ma egli non si occupò della loro coltivazione o propagazione.

Solo nel 1789 arrivò dal Messico un pacchetto di semi di dalie per l’abate Antonio José de Cavanilles al Real Jardín Botánico di Madrid. Da questo pacchetto iniziò la marcia trionfale di queste piante attraverso i giardini di tutto il mondo. Detti semi erano stati spediti da Vincente Cervantes (che divenne più tardi direttore dell’Orto Botanico di Messico – così come de Cavanilles divenne direttore del Orto Botanico di Madrid). I semi erano stati trovati e raccolti dal medico Sessé y Lacasta e da José Mariano Mociño, gli autori del trattato “Plantae Novae Hispaniae”. Cavanilles fece crescere dai semi tre piante ed egli uso il termine Dahlia per la prima volta nella descrizione della specie Dahlia pinnata nella sua pubblicazione “Icones et Descriptiones Plantarum” del 1791. Alcuni tuberi furono spediti allo stesso Andreas Dahl che risiedeva in quel periodo in Danimarca. Così iniziò subito la diffusione delle piante verso l’Europa del Nord. Nel 1795 de Cavanilles descrisse anche le specie Dahlia coccinea e Dahlia rosea. Già nel 1798 arrivarono dei semi nei Royal Kew Gardens, inviati dalla moglie dell’ambasciatore inglese a Madrid che li aveva ricevuti a Madrid in dono da de Cavanilles, mentre egli stesso fornì negli anni successivi dei semi a botanici a Berlino ed a Dresda, a Torino e a Thiene, nonché tuberi al Jardin des Plantes di Parigi. Da quest’ultimo orto botanico si ebbe una ulteriore importante diffusione in Inghilterra e nel Benelux. Nel 1804 dei semi di dalie furono anche inviate da Madrid in Inghilterra da Lady Holland. A Londra il suo insegnante di lingue, aiuto-bibliotecario e giardiniere, lo scrittore italiano Serafino Buonaiuti, fece crescere le piante a Holland House a Kensington. Queste piante divennero un ulteriore fonte per la diffusione delle dalie in Inghilterra.

Anche il famoso scienziato ed esploratore tedesco Alexander von Humboldt trovò nel 1805 in Messico delle piante di dalie e spedì dei semi al botanico Karl Ludwig Willdenow ed all’Orto Botanico di Berlino, nonché a botanici in Inghilterra ed in Francia. Willdenow ottenne dai semi piante che egli inserì in un genere che chiamò Georgina, perché pensava che il nome Dahlia fosse già usato per un’altra pianta. Egli descrisse due specie ed a una diede il nome Georgina variabilis. Quattro anni più tardi anche Willdenow accettò il nome proposto da de Cavanilles. Le dalie coltivate a Berlino vennero diffuse anche in Francia ed in Inghilterra (vedi).

Dagli orticoltori vennero velocemente fatte delle selezioni e degli incroci e già nel 1805 in Belgio ed in Inghilterra (nella coltivazione di Serafino Buonaiuti a Holland House)  fiorirono delle forme doppie, così come anche nel 1808 a Karlsruhe in Germania nel giardino di Andreas Johann Hartweg. Già nel 1818 erano presenti tutti i colori delle dalie come si conoscono ad oggi, vale a dire l’intero arcobaleno escluso il blu, e presto vennero introdotte le forme di infiorescenze chiamate “a fiore di anemone” e “pompon”. Nel 1829 venne usato per la prima volta il nome Dahlia variabilis, con il quale vengono tuttora frequentemente indicate le dalie orticole. Lo introdusse René Louiche Desfontaines nella sua terza edizione del “Catalogus Plantarum Horti Regii Parisiensis”. Con questo nome venne risolta la disputa tra i nomi Georgina variabilis di Karl Ludwig Willdenow e Georgina superflua, proposto da Augustin Pyrame de Candole. Di particolare importanza fu poi nel 1874 l’introduzione della cosiddetta Dahlia juarezii. Da questa dalia, che non era una vera specie, derivano tutte le dalie dette “cactus” e “semicactus”. Nel 1890 si aggiunsero le dalie “a collaretto”, ottenute da incroci in Francia, presto seguite dalle dalie decorative “a fiore di peonia” e “a fiore di ninfea”.

Molti importanti risultati di miglioramento genetico furono conseguiti durante il XX secolo sia in Europa che in America ed il grande numero di dalie ibride necessitò di uno sforzo di classificazione. Negli anni sessanta vennero stabiliti i criteri e le definizioni della classificazione internazionale e della registrazione di nuove cultivar, che venne affidata alla Royal Horticultural Society di Londra. La diversificazione delle forme delle dalie orticole però continua e nel commercio vengono usate sempre nuove denominazioni per le più recenti interessanti linee con caratteristiche particolari. Il numero delle varietà di dalie introdotte dall’inizio del XIX secolo viene stimato in oltre cinquantacinque mila.

Note botaniche

Le dalie sono delle piante erbacee della famiglia Asteraceae. La base del loro caule è perenne, di carattere rizomatoso, con attaccate radici tuberizzate fusiformi che hanno esclusivamente la funzione di riserva. Infatti, i singoli tuberi, attaccati al colletto del fusto, non portano gemme vegetative. Pertanto se essi eventualmente si staccano dal caule, il quale porta le gemme, non hanno alcuna possibilità di sopravvivenza e vanno scartati perché possono solo diventare focolai di infezioni al momento del loro decadimento.

Il fusto delle dalie è cilindrico e cavo. Quello delle dalie arboree veniva usato già dagli aztechi per costruire tubazioni dell’acqua. Il fusto di queste specie può raggiungere facilmente la lunghezza di 3 o 4 metri. Esso porta frequenti ramificazioni. Questa caratteristica è conservata dalle varietà orticole, in cui conviene regolarla per assicurare la forma desiderata delle piante e per stimolare la formazione dei fiori di dimensioni ottimali.

Le foglie delle dalie sono picciolate, opposte, pennate, a segmenti ovali frequentemente con bordi dentellati. Il loro contributo alla bellezza delle piante può essere ridotto dal fatto che generalmente quelle sulla parte inferiore dei cespugli tendono ad avvizzire presto durante il ciclo vegetativo. Per evitare che questo fatto deturpi l’aspetto di gruppi di dalie  nel giardino è consigliabile circondare le aiuole in cui esse vengono coltivate con altre piante a sviluppo contenuto, con il fogliame particolarmente decorativo, per esempio basse siepi di bosso (vedi).

Molto decorativo è il fogliame delle varietà con foglie scure, bronzee, perché esse fanno risaltare il colore delle infiorescenze (vedi).

Le dalie appartengono alla famiglia delle Asteraceae  (Compositae) e pertanto quelli che comunemente vengono chiamati ‘fiori’ sono in realtà delle infiorescenze a capolino, formate da numerosi singoli fiori. Nelle specie e nelle dalie a fiore semplice esse sono composte da fiori periferici ampiamente ligulati (fiori del raggio) che comunemente vengono chiamati ‘petali’. Questi fiori sono femminili o sterili. I fiori che si trovano nella parte centrale delle infiorescenze semplici (fiori del disco), generalmente di colore giallo, sono tubulosi ed ermafroditi.

Prima di schiudersi le infiorescenze sono protette da un involucro formato da due serie di brattee, delle quali al momento della fioritura la prima, più esterna che ha protetto il bocciolo, si presenta retroflessa dietro l’infiorescenza. L’altra serie di brattee è adagiata sul retro dei fiori del raggio delle infiorescenze semplici o doppie piatte, mentre è circondata e nascosta al centro delle infiorescenze globose. Durante la fruttificazione le brattee interne sono rivolte verso avanti e ricoprono il disco durante la formazione dei semi. (vedi delle immagini dettagliate).

La maggior parte delle forme coltivate sono ibridi con infiorescenze semidoppie o doppie e sono costituite quasi tutte solo da fiori ligulati più o meno accartocciati e con i lobi eventualmente sfrangiati (fimbriati).

Le specie

Le specie ufficialmente riconosciute sono trentacinque. Da quando le dalie vengono studiate dai botanici questo numero è variato molto e molte delle piante considerate delle specie (85 dall’inizio del XIX secolo) sono state riconosciute essere degli ibridi, mentre nuove specie sono state scoperte anche recentemente. La prima dalia, di colore rosa, descritta dal botanico spagnolo de Cavanilles nel 1791 fu la Dahlia pinnata, la quale  viene anche oggi classificata come tale, seppure considerata da molti solo un sinonimo di D. sorensenii. Anche la Dahlia coccinea di de Cavanilles è tuttora riconosciuta come una specie vera. Di questa dalia è ben noto che i suoi fiori possono essere di diversi colori (prevale il rosso, ma c’è anche il giallo, arancione, mauve vedi).

L’attributo variabilis usato da Willdenow quando diede il nome ad una delle sue Georgina era molto ben scelto ed infatti, come suggerì R. L. Desfontaine nel 1829, venne diffusamente usato in seguito, indicando nella Dahlia variabilis la progenitrice delle dalie orticole e chiamando poi così tutti gli ibridi orticoli. Ma non si tratta ovviamente di una vera specie, così come non lo era neppure la terza dalia descritta da de Cavanilles, alla quale egli diede il nome Dahlia rosea. E’ forviante e dal punto di vista della nomenclatura botanica completamente errato attribuire alle dalie orticole un nome di specie, anche se per esempio il termine Dahlia hybrida, talvolta usato, si spiega da solo.

Se per forza si vuole latinizzare il termine “dalie ibride” o “dalie orticole”  dovrebbe essere usato il termine Dahlia x hortensis.

Il primo tassonomista moderno a dare un contributo decisivo alla sistematica delle specie del genere Dahlia è stato negli anni cinquanta del secolo scorso l’americano Earl E. Scherff. Nella sua revisione del genere nel libro “North American Flora” del 1955 sono descritte 18 specie.

Poi si dedicarono alle dalie il danese J. P. Hjerting e l’americano Paul D. Sørensen. Quest’ultimo indicò nella sua monografia del 1969 (vedi) il numero di specie in ventisette. Egli modificò la classificazione delle dalie selvatiche fatta precedentemente da E. E. Scherff ed introdusse la distinzione in quattro sezioni attualmente comunemente riconosciute valide (vedi):

Sezione A: Pseudodendron (d.”arboree”, stelo parz. lignificato, pinnule /foglioline/ opposte)  2n=34

Sezione B: Epiphytum (dalie rampicanti, pinnule opposte)  2n=32

Sezione C: Entemophyllon (dalie erbacee o cespugliose, pinnule alternate)  2n=34

Sezione D: Dahlia (dalie erbacee, pinnule opposte)  2n=32 o 2n=64, in una sp. 2n=36  .

Seguirono molti studi e sperimentazioni di ricercatori danesi, come Hans V. Hansen e J. P. Hjerting che completarono i dati (read), nonché lavori di studiosi inglesi. Tuttora sono in corso studi con tecniche di biologia molecolare  per definire con precisione le specie ed anche dare un contributo alla comprensione del loro coinvolgimento durante la creazione delle varietà orticole.

A queste ricerche si dedicano soprattutto scienziati danesi, inglesi ed americani (Dayle Saar).

Ai giardinieri dilettanti in Europa sono accessibili pochissime vere specie di dalie. A queste viene in seguito accennato insieme con riferimenti alle specie (o presunte tali) che hanno contribuito maggiormente a creare la vasta gamma di dalie disponibili al mondo del giardinaggio moderno.

Dahlia campanulata – specie della Sezione A secondo P. Sørensen (1969) – è stata descritta da Saar,  Sørensen e Hjerting come una nuova specie arborea nel 2003. I capolini si distinguono per l’aspetto campanulato ricadente con fiori del raggio a ligule bianche con la base rossa. Il colore rosso vino intorno al disco composto da fiori giallo-arancione forma un anello molto attraente che sfuma verso il bianco puro delle vistose ligule esterne. I capolini possono avere un diametro di oltre 17 cm, facendo di questa dalia tra le arboree quella ad infiorescenze più grandi. Le piante non raggiungono l’altezza di altre specie della Sezione A, portando fusti lunghi al massimo ca. 2,5 metri. Anche le ramificazioni dal fusto assumono un  andamento ricadente, che è alla base del nome inglese talvolta usato – Wheeping Tree Dahlia – cioè  ‘dalia arborea piangente’. La piante è decidua e d’inverno deve riposare nel suolo non eccessivamente saturo d’acqua, mentre durante il ciclo vegetativo il substrato deve rimanere sempre umido. Questa specie è originaria di zone fresche del Messico, al di sopra dei 2000 m s.l.m., e la sua coltivazione nel clima secco e caldo dell’Italia presenta molte difficoltà anche se coltivata in vaso. Per ora questa pianta è difficilmente reperibile.

Dahlia coccinea – specie della Sezione D –  è una delle prime dalie importate in Europa da de Cavanilles, che la descrisse nel 1791. Essa è originaria del Messico ed anche dei Paesi più a Sud in America Centrale. Una varietà naturale è stata addirittura scoperta da Richard Cook in Perù, ivi forse introdotta ai tempi degli Inca.

La pianta raggiunge l’altezza di 150-300 cm, ha infiorescenze del diametro di 5-7 cm, portate su lunghi peduncoli eretti. Le ligule presentano vari colori e sfumature di rosso (vedi), ma esistono anche forme della specie con altri colori: cremisi, giallo, arancione, mauve, porpora e bianco. Da questa specie deriva direttamente il gruppo molto importante delle dalie orticole dette ”a collaretto”; essa è però anche una delle piante progenitrici di numerose linee delle prime dalie ibride. In maniera un po’ discontinua questa specie può essere trovata anche in commercio in Italia. Si tratta di una pianta non rustica che nel clima italiano durante l’inverno non può normalmente essere lasciata indisturbata nei vasi collocati all’esterno. Non di rado le varietà orticole “a fiore semplice” ottenute da seme dalle dalie ibride più svariate si presentano praticamente identiche alle forme della D. coccinea, soprattutto con ligule rosse di varie gradazioni di questo colore base.

Particolarmente attraente è la varietà palmieri, con un colore rosso intenso ed omogeneo nelle ligule. Nel caso si debbano conservare le radici durante l’inverno, è necessario prestare particolare attenzione a non staccare inavvertitamente i tuberi collegati con il caule con una radice molto lunga e sottile.

Dahlia excelsa – Sezione A – nonostante l’identità di questa specie venga indicata in alcuni testi come dubbia, perché la pianta viene considerata identica con D. imperialis ed attualmente non è documentata come specie distinta presente in natura,  ne esistono delle descrizioni da vari autori e talvolta essa viene indicata con il sinonimo D. arborea. Secondo P. Sørensen (1969) questa affermazione non è corretta, perché il sinonimo ‘arborea’  si riferisce alla D. imperialis.

In letteratura sotto il nome D. excelsa sono state riportate delle piante con fusti più lunghi di 5 m e ripetutamente segnalate dell’altezza riguardevole di 7 metri. Secondo queste fonti la pianta avrebbe infiorescenze con ligule lanceolate di colore rosa intenso, mentre i fiori del disco sarebbero tubulosi (fiore semplice) o tuboloso-linguati (a fior di anemone), gialli alla base e rosati verso il bordo, con la fioritura in tardo autunno. Nella letteratura viene talvolta affermato che da questa specie deriverebbero soprattutto le dalie “a fiore di anemone”.

La Dahlia excelsa descritta nel 1838 da Bentham sarebbe secondo questo autore la specie più alta conosciuta, ma secondo R. K. Cook (comunicazione personale del 30/10/2009) la Dahlia excelsa ‘Sorensen’ e la Dahlia excelsa ‘Richard Cook’ sono più basse della Dahlia imperialis come descritta dallo stesso Sørensen nella rivista Rhodora nel 1962. Nella sua monografia (vedi) Paul Sørensen descrisse con qualche dettaglio la sua infruttuosa ricerca della D. excelsa in Messico, dove egli vistò gli stessi luoghi indicati più di 100 anno prima da Bentham, ma nonostante questo essa figura nell’elenco delle specie della sezione Pseudodendron.

Nel annunciare nell’anno 2002 il ritrovamento di una nuova specie di dalia, Dahlia spectabilis, Saar,  Sørensen e Hjerting (vedi) menzionarono la somiglianza apparente della nuova specie con le descrizioni precedenti della Dahlia excelsa.

Il ricercatore danese Hans V. Hansen (read), in una comunicazione personale del 3/11/2009, afferma che le dalie D. excelsa e D. imperialis possono essere difficilmente distinte per la loro altezza. Piante oggi disegnate con questi nomi possono raggiungere gli 8-9 metri, ma egli ritiene che la D. excelsa sia in realtà un ibrido. L’unica pianta in vita nell’Orto Botanico di Copenhagen è fiorita solo una volta con un fiore più o meno doppio (vedi). Come ha fatto sapere il Dr. Hansen (comunicazione privata) il professor J. P. Hjerting racconta  di aver visto la presunta Dahlia excelsa  usata in Messico come pianta da siepi con fiori semplici, semidoppi e doppi.

Alcuni vivai italiani sono in grado di fornire piante indicate come Dahlia arborea, erroneamente indicate come Dahlia excelsa. La propagazione di tali piante non presenta difficoltà, perché è sufficiente interrare in primavera delle porzioni del fusto come talee, le quali radicano facilmente dando vita a nuove piante capaci di fiorire già nel primo autunno dopo l’impianto. Queste piante possono essere coltivate nelle zone calde del mediterraneo senza la necessità di particolari protezioni se il suolo non gela. Si tratta quasi certamente di esemplari della specie Dahlia imperialis oppure, più probabilmente, di ibridi ad accrescimento ‘arboreo’.

Talvolta viene affermato che la Dahlia excelsa fiorirebbe circa due mesi prima della più nota Dahlia imperialis. Questa notizia non viene considerata veritiera e viene indicato (comunicazione privata di Richard K. Cook) che probabilmente essa è dovuta ad esperienze con la cosiddetta Dahlia excelsa della ‘Welsh collection’, la quale è però costituita da un ibrido oppure da una species nova. Anche Hans V. Hansen ritiene la notizia sulla fioritura anticipata probabilmente non corretta.

Dahlia imperialis – Sezione A – è la specie semiarborea meglio documentata, originaria del Messico, Guatemala, El Salvador, Costa Rica e Colombia. Essa è tra le dalie più alte conosciute, con fusti della lunghezza fino a 5 m, e non di rado viene chiamata anch’essa Dahlia arborea. I capolini di questa pianta sono semipenduli, riuniti in racemi. La fioritura si verifica in tardo autunno ed è di lunga durata.

Da alcuni esperti viene affermato che le ligule dei fiori semplici della vera Dahlia imperialis dovrebbero essere bianche con base rossa, mentre i fiori del disco sono gialli. Nel Mediterraneo, in California ed in molte zone a clima mite o tropicale, la Dahlia imperialis è presente in orti botanici ed anche in giardini privati. Ovunque le ligule delle infiorescenze sono soprattutto di colore rosa o rosa-porpora, eventualmente sfumate di rosso o lilla anche assai scuro, di rado bianche (vedi). Secondo alcuni esperti tutte queste dalie sarebbero in realtà già degli ibridi, ma vengono ancora comunemente indicate come la vera specie.

Il professor J. P. Hjerting collezionò delle specie di dalie durante molte spedizioni in America Centrale e nell’Orto Botanico di Copenhagen viene tuttora coltivato il materiale vegetale da lui raccolto. La sua ultima spedizione risale al 1995 insieme con l’americano P. Sørensen, l’autore della fondamentale monografia sulle dalie, pubblicata nel 1969. Hjerting ha scattato molti anni fa la fotografia  della D. imperialis in natura (vedi presentazione fotografica nella colonna a sinistra).  Dagli esperti danesi viene affermato che la D. imperialis può raggiungere l’altezza di 8 metri. La conta cromosomica risulta in  2n=32, come in tutte le dalie arboree (anche se manca una conta esatta per la cosiddetta D. excelsa). Dr. H. V. Hansen in una comunicazione personale ha messo l’accento sul fatto che le dalie arboree non rappresentano niente di speciale a parte la loro altezza: esse si incrociano liberamente con dalie della Sezione D (Dahlia), le quali hanno la conta cromosomica 2n=32 in molte specie, ma in alcune anche 2n=64. La facilità di incroci, soprattutto fuori dal habitat originario, in orti e giardini dove sono presenti molte dalie ibride, potrebbe essere la causa di colori inconsueti, p.es. il porpora scuro, osservati in piante targate D. imperialis, che però in realtà potrebbero essere degli ibridi (per esempio vedi).

L’INBio del Costa Rica riferisce che le piante di Dahlia imperialis  presenti in tale Paese centroamericano raggiungono l’altezza di 4 metri, hanno infiorescenze con ligule bianche, rosa-porpora o lilla, mentre i fiori del disco sono gialli (vedi). In Costa Rica questa pianta è tuttora considerata l’unica specie spontanea del genere Dahlia. E’ evidente che se le piante con fiori rosa riscontrate in altre parti del mondo derivassero da popolazioni come quelle costaricensi, non necessariamente tutte dovrebbero essere degli ibridi, come presunto da alcuni ricercatori, ma potrebbero essere facilmente discendenti da forme naturali della specie con fiori rosa o rosa-porpora. La facilità di moltiplicazione tramite talee fatte dai fusti fa pensare che si potevano facilmente mantenere delle forme pure anche se esportate dai luoghi di origine.

Talvolta si osservano in D. imperialis delle infiorescenze ‘semidoppie’: i fiori del disco presentano ligule più o meno sviluppate, spesso arricciate, dello stesso colore come quelle del raggio (vedi). Qualche volta piante che portano tali infiorescenze, soprattutto se di colore rosa, sono state indicate come D. excelsa. Come già accennato, l’identità di tale specie viene però presa in dubbio da svariati studiosi del genere. Piante con fiori semidoppi su D. imperialis coltivate (vedi immagini dal Messico nella colonna a sinistra) confermano probabilmente la potenziale alta variabilità insita nelle specie delle dalie in generale.

La moltiplicazione della Dahlia imperialis non presenta difficoltà usando, come già accennato anche per la D. excelsa, delle talee formate da sezioni del fusto contenenti degli internodi. In primavera la loro radicazione è estremamente facile in vasi sufficientemente grandi. Le piante crescono velocemente e possono fiorire in tardo autunno dello stesso anno. E’ importante ricordare che per loro degli eventi di gelo anche di breve durata sono fatali ed è necessario durante l’inverno collocare in vasi in un posto dove non si verificano episodi di gelo neanche di breve durata. All’estero si trovano in commercio delle dalie arboree anche con fiori doppi, delle quali vengono venduti degli spezzoni del fusto (p.es. vedi).

Dahlia juarezii è il nome non valido di una “specie” importata in Europa nel 1874. Dagli incroci con la cosidetta Dahlia variabilis e da elaborate selezioni derivano le dalie dei grandi gruppi delle “cactus” e “semicactus”. La dalia originalmente chiamata  juarezii  fioriva a settembre o ottobre ed ha contribuito a spostare verso l’autunno la migliore fioritura di molti ibridi moderni di tipo “cactus”.

Dahlia merckii – Sezione D – è una specie di particolare interesse per la sua maggiore rusticità rispetto ad altre specie originarie del Messico. Le piante raggiungono l’altezza da 100 a 200 cm e portano fiori semplici con ligule rosa-lilla (vedi) o rosa chiaro, quasi bianco, in tarda estate ed in autunno. Le foglie sono finemente pinnate e talvolta risultano sfumate di rosso. In natura le piante della specie base crescono spesso con l’appoggio di altre piante di maggiore sviluppo. In Inghilterra la D. merckii  è disponibile ai giardinieri amatoriali in svariate forme, alte tra 80 e 150 cm,  trovate in località messicane che tutte risultano situate ben al di sopra dei 2000 m s.l.m. Dagli orticoltori inglesi questa pianta viene offerta come bedding dahlia (read). Essa risulta molto facile in coltivazione, ma non sopporta neppure brevi eventi di siccità. In Italia questa specie non è comunemente disponibile in commercio.

Di notevole interesse è la capacità della Dahlia merckii di produrre un peptide con proprietà antifungine, la defensina chiamata Dm-AMP1. Il gene a cui si deve la sua sintesi è stato con successo trasferito in varie piante d’importanza alimentare per l’uomo, aumentando significativamente la loro resistenza ai funghi patogeni, senza ridurre la capacità di instaurare simbiosi con microorganismi benefici (read e read).

Dahlia pinnata – Sezione D – è il nome scelto da Antonio José de Cavanilles per una delle prime dalie importate dal Messico ed incluso ancora nella sistematica di Sorensen nel 1969 (vedi). Con questo nome vengono tuttora incorrettamente indicate molte dalie di origine orticola, mentre la vera specie selvatica indicata in precedenza, ma diffusamente ancora oggi, come D. pinnata dovrebbe portare il nuovo nome Dahlia sorensenii Hansen & Hjerting. Infatti la pianta fatta crescere a Madrid nel 1789 probabilmente non era identica alla vera specie oggi presente in natura. Per distinguerla dalla Dahlia sorensenii, alias D. pinnata, per essa viene proposto da Richard Cook il nome Dahlia ‘Madrid multi-ray’ (cioè ‘multi-raggio’). Tale pianta divenne la base di molte dalie moderne, essendo stati eseguiti degli incroci con la D. coccinea dall’inizio della sua presenza in Europa .

Dahlia sorensenii – Sezione D – vedi le note su Dahlia pinnata.

Oltre a quanto indicato sopra, tra le 35 o 36 specie di Dahlia attualmente conosciute, occasionalmente sono state rese disponibili agli amatori europei anche delle forme di D. dissecta (Sez.C) vedi, D. pteropoda (Sez.D) vedi e D. tenuicaulis (Sez.A) vedi.

La classificazione delle dalie orticole

Già nelle prime decadi del XIX secolo furono intrapresi vari tentativi volti a classificare il crescente numero di dalie ibride offerte nei cataloghi dei vivaisti dell’epoca (read). Senza voler ricostruire la tortuosa strada percorsa dagli orticoltori per raggiungere una catalogazione razionale delle numerosissime nuove varietà, è importante segnalare che negli anni sessanta del ventesimo secolo erano ancora in uso solo dieci gruppi, mentre attualmente sono tredici i gruppi riconosciuti internazionalmente. Come si può vedere più avanti, i tre nuovi gruppi sono stati aggiunti dopo quello che comprendeva tutte le dalie orticole non classificabili secondo i criteri dei gruppi precedenti.

Una tabella altamente informativa è stata inserita dalla signora Elke Crocoll nel suo sito dedicato alle dalie. In essa viene messa a confronto la classificazione e la terminologia tedesca, inglese, americana e francese. Per visionare questa tabella nel sito Dahlien-Paradies (vedi) è necessario pigiare, nella barra in alto,  su Infos  e successivamente sulla riga Royal Horticultural Society / American Dahlia Society (RHS / ADS) (qui viene fornito il link diretto).

La classificazione comunemente riconosciuta è quella inglese, della Royal Horticultural Society di Londra del 1969 (con supplementi annuali) read, mentre quella americana è più dettagliata e sofisticata, come verrà spiegato più avanti in questo testo.

Le varietà di dalie vengono assegnate ai gruppi unicamente a seconda della forma dei capolini. Altre caratteristiche, come il colore dei fiori, l’altezza delle piante, il colore e la forma delle foglie ecc., non vengono prese in considerazione. Dai gruppi sono escluse tutte le specie (a differenza della classificazione di altri generi, come per esempio dei narcisi o dei tulipani).

I gruppi sono provvisti anche di un numero progressivo, ma questo dato non è comunemente riconosciuto, come pure in alcuni Paesi la classificazione inglese viene considerata solo come un punto di riferimento non vincolante.

N.B. La corretta dicitura nell’indicazione di una specifica varietà è: Dahlia  (o D.) seguito dal “Nome di fantasia assegnato”. La Floriana Bulbose usa un sistema semplificato trascrivendo i nomi di fantasia interamente in lettere maiuscole. Anche nel presente testo viene seguito questo sistema.

Al numero progressivo seguono le descrizioni dei capolini  dei vari gruppi riferite all’aspetto delle infiorescenze completamente aperte nelle condizioni tipiche per la prima fioritura su getti nuovi. E’ necessario tenere presente che le dalie tendono, verso la fine del ciclo vegetativo, ad esporre il loro disco con i fiori ermafroditi più possibile alla vista degli impollinatori. Pertanto anche i capolini detti pieni, in cui il disco non è normalmente visibile, espongono spesso in autunno un centro giallo più o meno largo tipico per le specie.

Esempi delle varietà riunite nei tredici gruppi della classificazione internazionale.

Presentazione fotografica delle forme caratteristiche delle cultivar.

Facendo click sui link in verde nella Lista dei Gruppi si accede alle pagine con le presentazioni fotografiche, nonché ai riferimenti utili riguardo i fotografi ed alcuni fornitori.

                                                      Queste pagine sono accessibili anche dall’indice degli esempi.

In Europa la lista più completa delle cultivar di dalie, corredata dalle fotografie delle infiorescenze, è costituita dal Dahlienverzeichnis  (sotto copyright © Elke Crocoll). Questo elenco permette la ricerca di varietà sulla base di numerosi criteri, nonché di fornitori e di giardini espositivi.

Lista dei Gruppi.

Gruppo 1: Dalie a fiore semplice vedi esempi

I fiori fertili tubulosi sono riuniti in un disco centrale ben visibile, circondati dai fiori del raggio, generalmente con otto (ma talvolta più numerose) ampie ligule ovate .

Gruppo 2: Dalie a fiore di anemone  vedi esempi

I fiori del disco centrale sono tubulosi e parzialmente ligulati che formano un ciuffo circondato dalle ampie ligule periferiche.

Gruppo 3: Dalie a collaretto             vedi esempi

Infiorescenze con due cerchi distinti di segmenti: quello esterno formato dalle ligule dei fiori periferici, quello più interno (il collare) formato da stami trasformati (petaloidi). Il disco centrale è parzialmente visibile e simile a quello delle dalie a fiore semplice.

Gruppo 4: Dalie a fiore di ninfea                 vedi esempi

Capolini pieni (cosiddetti doppi) con il disco non visibile sotto i segmenti (ligule) piatti ed allargati, eventualmente incurvati verso l’interno o verso l’esterno.

Gruppo 5: Dalie decorative                                vedi esempi

Capolini pieni (doppi), vistosi, con segmenti fitti, allargati e spesso ovati senza punte, disco non visibile.

Gruppo 6: Dalie a globo                                           vedi esempi 

Capolini pieni (doppi), con segmenti fitti, appuntiti e rivolti verso l’alto, infiorescenza a forma di sfera con un diametro maggiore di 6 cm, eventualmente parzialmente schiacciata.

Gruppo 7: Dalie pompon                                                     vedi esempi

Capolini pieni (doppi), con segmenti generalmente ovati, infiorescenza a forma molto vicina a quella delle dalie a globo, ma con un diametro solo fino a 6 cm.

Gruppo 8: Dalie a fiore di cactus                                       vedi esempi

Capolini pieni (doppi), con i segmenti stretti ed appuntiti attorcigliati all’indietro per più della metà della loro lunghezza. Sono compresi capolini a fiore di cactus con i segmenti dritti oppure incurvati.

Gruppo 9: Dalie semi-cactus                                      vedi esempi

Capolini pieni (doppi), con i segmenti allargati e piatti, come nelle dalie decorative, ma appuntiti e verso l’estremità attorcigliati all’indietro. Le infiorescenze si presentano spesso piatte ed aperte, come quelle delle dalie decorative.

Gruppo 10: Dalie diverse                                    vedi esempi

Questo gruppo contiene tutte le dalie con capolini con forme non assimilabili ai gruppi precedenti. Per esempio quelle dette “a fior di peonia” oppure le “duplex”, con due cerchi distinti di fiori del raggio ecc.

Gruppo 11: Dalie fimbriate                            vedi esempi

Il gruppo comprende le dalie con ligule di qualsiasi forma sfrangiate uniformemente nel capolino; esse sono presenti soprattutto nelle dalie decorative ed a fiore di cactus.

Gruppo 12: Dalie a fiore di orchidea semplice   vedi esempi

In questo gruppo vengono inserite le dalie a fiore semplice con le ligule dei fiori del raggio attorcigliate verso l’esterno per circa un terzo della loro lunghezza. Il gruppo comprende anche le cosiddette dalie “a stella” (Star dahlias).

Gruppo 13: Dalie a fiore di orchidea pieno  vedi esempi

Il gruppo raccoglie le dalie con capolini completamente pieni (doppi), in cui il disco generalmente non è visibile, con il centro triangolare e con segmenti dei fiori del raggio longitudinalmente piegati verso l’alto oppure verso il basso.

I criteri della classificazione ufficiale sono importanti soprattutto nella fase di registrazione (presso la RHS) di varietà nuove e durante le gare e mostre specializzate. Nella prassi vivaistica alcuni dei suddetti gruppi vengono eventualmente accorpati (per esempio le dalie a fiore di cactus insieme con quelle dette “semi-cactus”) e vengono inseriti gruppi o sottogruppi nuovi secondo le dimensioni (per esempio “Top-Mix” di dalie miniatura a fiore semplice) o secondo dettagli simili (per esempio “Decasplit” con fiori compatti e ligule sfrangiate) o secondo le linee di introduzione (per esempio le “Karma Dahlia” con colori iridescenti, le “Gallery Dahlia” con infiorescenze del tipo decorativo su piante di basso sviluppo e con nomi dal mondo dell’arte, le “Melody Dahlia” con infiorescenze compatte e nomi prestati dal mondo della musica, ecc. ecc.).

La classificazione più completa delle dalie orticole è quella della Società Americana delle Dalie (American Dahlia Society – ADS), la quale comprende 795 classi. In ogni classe sono inserite le dalie con infiorescenze che hanno caratteristiche in comune. Tali caratteristiche sono costituite non solo dalla forma del capolino (20 gruppi vedi), ma anche da altri due parametri importanti: la dimensione del capolino (9 gruppi secondo il diametro dell’infiorescenza vedi) ed il tipo di colorazione (15 gruppi, p.es. di un colore uniforme o bicolore o con colori variamente sfumati o variegato vedi). Nelle liste dell’ADS si trovano anche per ciascuna varietà i dati sui risultati conseguiti durante le esposizioni specializzate.

L’assegnazione di una varietà di dalia ad una classe si basa dunque su tre parametri, espressi con le lettere dell’abbreviazione inglese convenuta per i singoli gruppi: il primo dato è quello della dimensione del capolino, il secondo del gruppo di appartenenza sulla base della forma del capolino, il terzo del tipo di colorazione.

I codici dell’ADS, compresa la traduzione in italiano, sono elencati qui.

Alla classificazione di una varietà, fissata con i tre dati, viene poi aggiunta la codifica del colore (o dei colori) dell’infiorescenza. I codici dei colori sono quelli della Guida ufficiale ai colori dell’American Dahlia Society, la quale si basa sulla Carta dei colori della Royal Horticultural Society di Londra (RHS Colour Chart).

Per esempio:

 La varietà D. RUSKIN MYRA fa parte della Classe 350 (vedi).

 Si tratta di una dalia del Gruppo 9 (semi-cactus). L’ADS la classifica come BB SC LB OR7/YL10, cioè BB = capolino piccolo con il diametro tra 10 e 15 cm,

   SC = dalia semi-cactus,

   LB = miscuglio/sovrapposizione/transizione di colori chiari (Light Blend),

   OR7/YL10 = i codici esatti dei due colori, nelle particolari tonalità di arancione e giallo.

 A. Gregg (greggys stuff) fornisce la testimonianza fotografica per questa descrizione vedi .

Nella stessa classe 350 si trovano altre varietà con combinazioni di colori molto diverse,

          per esempio     BOURNEMOUTH BELLE vedi    o    VERITABLE vedi.

 

La coltivazione delle dalie

Tutte le dalie, le specie e gli ibridi orticoli, sono piante facili in coltivazione e si propagano anche senza sostanziali problemi (read), ma i contenitori devono essere di sufficiente capienza per permettere lo sviluppo dell’ampio apparato radicale. Inoltre, in vasi grandi è più facile mantenere la necessaria umidità del suolo senza rischiare troppo che si verifichino episodi di essiccamento del substrato, pericolosissimi per lo sviluppo equilibrato delle piante.

Il giardiniere amatoriale deve tenere conto dell’origine geografica del genere Dahlia per rendersi conto delle sue esigenze principali: queste piante provengono da zone ventilate di alta quota subtropicali-tropicali dell’America Centrale (dal Messico alla Colombia), con un clima relativamente fresco, dove l’insolazione è molto forte, ma abbondano frequenti piogge e dove il suolo non gela mai.

Non solo le specie, ma anche tutte le dalie orticole, preferiscono suoli profondi, fertili, leggermente acidi (pH 6,5), ma si accontentano di tutti i suoli comuni ben lavorati per assicurare la buona permeabilità ed il drenaggio dell’acqua.

Per la coltivazione in contenitori è essenziale la qualità del substrato e la concimazione abbondante con fertilizzanti ricchi di tutti gli elementi principali, azoto, fosforo, potassio e di microelementi, soprattutto il magnesio ed il boro. Quest’ultimo è particolarmente importante per assicurare la perfetta formazione delle infiorescenze.

Si raccomanda l’uso di terricci universali di ottima qualità. Non devono essere presenti alte quantità di materiale organica non umificata. Il controllo più semplice ed efficace è quello di verificare che non ci sia alcun odore di muffa. In fondo ai vasi è necessario creare con frammenti di terracotta, breccia o argilla espansa un’ampia zona molto permeabile all’acqua.

La concimazione deve essere assai frequente con fertilizzanti complessi. In totale la dose di azoto non dovrebbero essere eccessiva, perché questo elemento favorisce soprattutto la crescita dei fusti e delle foglie senza aumentare il numero di capolini. Pertanto, il fertilizzante usato dovrebbe essere più che altro sbilanciato verso il fosforo e soprattutto il potassio. Particolarmente vantaggiosi sono concimi idrosolubili da somministrare con le annaffiature circa ogni tre settimane.

E’ opportuno coltivare le dalie in pieno sole. In zone molto calde può essere vantaggioso scegliere dei posti d’estate parzialmente ombreggiati nel pomeriggio. In tal senso la coltivazione in vaso è spesso più semplice che quella in piena terra, perché i vasi possono essere anche spostati durante i periodi particolarmente caldi dell’anno.

L’impianto dei rizomi, con attaccate le radici tuberizzate, deve essere fatto in primavera quando ogni pericolo di gelo è passato. Importante è che sia sempre presente una parte del fusto, dalla quale emergeranno le gemme. Conviene controllare sia la base del caule che i tuberi e togliere eventuali sezioni marcite. I recipienti devono essere sufficientemente ampi per permettere di disporre senza costrizioni tutte le parti del apparato radicale. La profondità dell’impianto sarà dettata dalla dimensione dell’agglomerato radicale, ponendo il colletto del caule appena sotto la superficie del suolo. Al momento dell’impianto è da evitare la somministrazione, in particolare non deve essere presente ne del materiale vegetale non umificato in fase di decadimento ne dello stallatico fresco. La distanza tra le piante di dalie deve essere sufficiente per evitare di creare una barriera alla circolazione dell’aria. Pertanto, i vasi con piante a grande sviluppo dovranno essere distanziati tra di loro almeno 80 cm, mentre le piante a basso sviluppo potranno trovarsi molto più vicine. Al momento dell’impianto è opportuno piazzare nei vasi anche i tutori o altri sostegni che permetteranno di tenere le piante in posizione dritta.

Per le dalie l’apporto di acqua è di primaria importanza. Dopo la messa a dimora è necessario annaffiare abbondantemente. Durante l’intero ciclo vegetativo alle piante non deve mancare l’umidità nel suolo. In particolare in zone molto calde può succedere che nonostante le annaffiature siano sufficienti per tenere il substrato adeguatamente umido, le cime delle piante risentano della mancanza di linfa. In questi casi è opportuno evitare di bagnare le piante direttamente, perché si favorirebbe troppo lo sviluppo dell’oidio sulla superficie delle foglie. Più conveniente può risultare un ombreggiamento parziale nelle ore più calde oppure un approccio molto radicale: la potatura per ridurre l’altezza delle piante, le quali comunque in condizioni di stress non produrranno in quel periodo una fioritura importante. Quando alla fine dell’estate le temperature diurne caleranno, le piante troncate raggiungeranno di nuovo la loro altezza normale e fioriranno in autunno.

Sfoltire e cimare i getti sono operazioni indispensabili per formare le piante e per ottenere le migliori fioriture. Quando i primi getti dopo la messa a dimora avranno una lunghezza di 10-15 cm si dovranno sfoltire per lasciarne solo tre o quattro per pianta, ben distribuiti a formare un cespuglio. Poi, dopo ca. due settimane, quando i getti saranno un po’ cresciuti, è opportuno cimarli  per favorire l’accestimento. Tagli radicali delle piante generalmente permettono la ripresa vegetativa e talvolta possono permettere a ringiovanire le piante e farle superare meglio dei momenti di stress, per esempio da eccessivo caldo. Nel tagliare le piante è preferibile lasciare intatta qualche cima, anche laterale, che contenga del tessuto meristematico. In questa maniera si evita di disturbare eccessivamente l’equilibrio fitormonico.

Per ottenere dei capolini di massime dimensioni è necessario eseguire la sbocciatura: si eliminano i boccioli laterali che si formano alle estremità sia del fusto che dei rami, lasciando solo quello centrale. Inoltre, se non si desidera raccogliere i semi, è opportuno eliminare tutte le infiorescenze sfiorite.

Secondo la varietà, la fioritura delle dalie in Italia può essere precoce o tardiva, essa inizia infatti a maggio-giugno oppure in tarda estate. Molte delle cultivar a fioritura a fine primavera o all’inizio dell’estate possono superare le caldi estati mediterranee in uno stato di semiletargo vegetativo durante il quale non deve mai mancare il sufficiente apporto di acqua e deve essere evitata al meglio la diffusione di malattie fungine. Tali piante presenteranno in autunno, generalmente a fine settembre ed in ottobre, un nuovo picco di fioritura. Le dalie a fioritura esclusivamente tardiva dovrebbero essere messe a dimora più tardi possibile – a fine aprile o a maggio – senza l’apporto massiccio di concimi favorendo così la crescita più lenta durante l’estate. A fine estate è poi vantaggioso apportare del concime, particolarmente fosfati, potassio e borati per ottenere la massima fioritura autunnale.

Le regioni italiane dove le dalie raggiungono il loro massimo splendore e superano senza grandi difficoltà anche i mesi estivi sono quelle di colline e montagne sia al Nord che al Sud del Paese, in particolare però nelle Prealpi e intorno ai laghi dell’Italia Settentrionale. Ottimi risultati possono essere raggiunti ovunque se a queste piante viene dedicata la necessaria costante attenzione, pur tenendo conto del fatto che durante le settimane o nei mesi più caldi, con l’umidità relativa dell’aria molto bassa, si dovrà badare più alla loro sopravvivenza che a esigere di godersi la loro fioritura. Non per caso si hanno i migliori risultati durante l’estate in Paesi europei situati più a Nord, come in Austria, Germania, la Francia settentrionale, in Inghilterra e nei Paesi scandinavi. In tali Paesi tutti i tuberi dovranno essere però dissotterrati prima dell’inverno, mentre in molte regione italiane a clima invernale mite anche le piante coltivate in grandi vasi potranno rimanere nel suolo indisturbate per più anni e daranno risultati particolarmente buoni, soprattutto con fioriture assai precoci.

Nelle zone dove d’inverno si verificano gelate è necessario togliere i tuberi dal terreno in autunno. Gli steli devono essere recisi ca. 20 cm da terra ed il caule rimanente, con le radici tuberizzate attaccate (il ceppo) deve essere dissotterrato con cautela per non causare delle ferite. I ceppi vengono messi ad asciugare parzialmente all’aria e poi si immagazzinano al buio in un ambiente fresco. Le migliori condizioni di conservazione dovranno essere sperimentate dai giardinieri stessi. Generalmente è conveniente immergere i tuberi fino al colletto del caule in sabbia o torba non completamente asciutta in cassette o cartoni e conservarli a temperature tra 3 e 6°C in un locale non eccessivamente umido per evitare l’ammuffimento della parte vegetale parzialmente secca esposta all’aria. Nel caso si possano collocare i vasi con le dalie in dormienza in un locale ventilato dove non si verificano gelate, non sarà necessario procedere al dissotterramento dei rizomi. Si deve però tenere conto dell’accrescimento dell’intero apparato radicale per evitare che negli anni i vasi risultino sovraffollati.

Nel caso i ceppi vengano dissotterrati, essi devono essere conservati fino alla messa a dimora in vasi collocati all’esterno in primavera, oppure possono essere piantati già alla fine dell’inverno in vasi in una ambiente luminoso con la temperatura di ca. 18°C per indurre la germogliazione. In tal modo è possibile anticipare la fioritura primaverile e preparare anche il materiale adatto alla moltiplicazione per divisione.

Esistono vari altri metodi di germogliazione, usati più che altro da orticoltori specializzati o amatori in zone molto fredde, i quali desiderano anticipare la fioritura per partecipare a concorsi e mostre.

La propagazione delle dalie non presenta particolari difficoltà. Essa può essere sessuata, per riproduzione da seme, o agamica, per divisione e talea. Una visita in un giardino o vivaio dove vengono sperimentati nuovi incroci può essere un’esperienza indimenticabile (vedi).

La riproduzione per seme viene praticata dagli orticoltori per ottenere nuove varietà. La germinazione dei semi è facile e rapida. Normalmente essi vengono sparsi su uno strato di terriccio o un substrato a base di torba poco profondo in recipienti piatti o su letto caldo coprendoli appena con del terriccio fino. Le piantine vengono ripicchettate su un substrato più ricco ed invasate in piccoli vasetti rettangolari. Verso la fine di aprile o a maggio esse vengono poi collocate nei contenitori definitivi all’aperto nello stesso modo come i tuberi. Normalmente le piante crescono rapidamente e fioriscono già nel primo anno, formando a loro volta dei tuberi, i quali possono servire per la propagazione nel caso si ottenga un ibrido di particolare interesse (vedi tubero). Questa velocità di accrescimento da seme spiega gli immediati successi dei primi orticoltori europei che in pochi anni dall’introduzione delle dalie in Spagna nel 1789 poterono già vantare diverse selezioni e presto degli interessanti ibridi.

Con la propagazione agamica si riesce moltiplicare velocemente una data varietà, ottenendo in poco tempo alti numeri di individui. La divisione si pratica al momento della ripresa vegetativa dei ceppi. Essi si frammentano in singoli rizomi facendo attenzione che ognuno abbai almeno una gemma e una radice. Con questo procedimento anche i giardinieri amatoriali possono moltiplicare e ringiovanire i ceppi nella loro collezione di dalie.

Dai ceppi in ripresa vegetativa si possono ottenere delle talee tagliando i getti della lunghezza di ca. 10 cm al primo nodo sopra il tubero. I rametti vengono privati delle foglioline ad eccezione del ciuffetto apicale e si interrano alla profondità di un centimetro in un letto caldo nel substrato di radicazione, costituito in prevalenza da sabbia. Entro pochi giorni si sviluppano le radici. Appena cresciute a sufficienza, le nuove piantine vengono trasferite in vasetti e usate successivamente come quelle ottenute da seme. Talvolta dai ceppi messi a vegetare vengono staccati i getti con una piccola porzione del rizoma stesso e messi a radicare direttamente nei vasetti.

Delle talee si possono prelevare anche successivamente, quando le piane si trovano in pieno sviluppo.

Particolarmente facile è la propagazione da tessuti lignificati delle specie dette “arboree”. Queste dalie raggiungono facilmente svariati metri di altezza e non di rado a causa di forti venti i fusti vengono irrimediabilmente danneggiati. Tagliandoli in spezzoni che contengano due internodi ed interrandoli in un terriccio con uno degli internodi sporgente sopra il livello del substrato composto prevalentemente di sabbia, è possibile rapidamente ottenere in serra nuove piante, capaci di fiorire nell’autunno dell’anno successivo.

Parassiti e malattie

Tra i parassiti delle dalie spiccano le limacce che possono danneggiare gravemente le giovani piante delle dalie e apportare danni anche ai fusti ed alle foglie basali di piante sviluppate. E’  necessario intervenire presto con i vari mezzi a disposizione (esche), perché, data la necessità di mantenere il suolo sempre leggermente umido, possono prosperare intere colonie di questi parassiti.

In Italia gli altri parassiti di una certa importanza sono gli afidi, il ragnetto rosso, i dermatteri e le cavallette. Questi parassiti si combattono con i prodotti comunemente in commercio.

Tra le malattie fungine delle dalie in Italia la più pericolosa è il mal bianco (Oidium) causato da funghi Ascomycota della famiglia delle Erysiphaceae. Questi funghi producono ife conidiofore che terminano con catene di conidiospore, formando un feltro di colore biancastro e di aspetto polverulento sulla superficie delle foglie. I funghi emettono un numero elevato di spore che si depositano su foglie sane e le colonizzano rapidamente. Le varietà di dalie sono diversamente suscettibili a questo attacco fungino che deve essere prontamente combattuto, perché il fungo danneggia profondamente le foglie e può portare al deperimento di intere piante. La presenza del fungo anche in attacchi meno gravi deturpa l’aspetto delle piante e inoltre può causare lacerazioni attraverso le quali possono verificarsi attacchi secondari di altri patogeni. La difesa consiste nell’applicazione di anti-oidici di sintesi ad azione sistemica o citotropica. L’antico rimedio basato sull’applicazione dello zolfo in soluzione o come polvere è efficace, seppure non debella la malattia e causa residui colorati sulle foglie. Lo zolfo in polvere è raccomandato come un ottimo additivo per ottimizzare la conservazione dei ceppi durante il riposo invernale.

Altre malattie fungine possono attaccare sia le foglie che gli steli delle dalie e nel non comune caso di necessità vanno combattuti con fungicidi specifici. Di notevole pericolosità è il funga Verticillium dahliae (Deuteromycetes) che colpisce la base del caule e porta alla veloce morte delle piante. Piante colpite da tale malattia devono essere eliminate per non compromettere un’intera collezione e, se possibile, è opportuno procedere alla fumigazione del suolo.

Malattie causate da batteri subentrano generalmente come la conseguenza di danni causati dai funghi. Di particolare importanza può essere l’attacco batterico ai rizomi durante la conservazione invernale. E’  importante controllare bene i ceppi durante e al termine della dormienza ed eliminare marciumi. Da ceppi anche solo parzialmente marciti non dovrebbero essere mai prese delle talee, perché esse possono essere portatori della malattia.

Tra le malattie virali delle dalie spiccano quelle causate dal Virus del mosaico delle dalie (DMV), molto diffuso e facilmente trasmesso sia da insetti succhiatori che dagli attrezzi non sufficientemente sterilizzati dei giardinieri ed orticoltori. I sintomi di queste malattie sono molto variabili. Spesso essi sono invisibili o talvolta contenuti in forma di macchie clorotiche. Nei casi gravi i sintomi si manifestano con la deformazione ed il cambiamento del colore delle foglie, l’inibizione della crescita (nanismo patologico) e deperimento delle piante. Non ci sono rimedi per debellare queste malattie virali e si deve ricorrere all’eliminazione delle varietà colpite. Importantissima è l’igiene durante la preparazione di talee e possibilmente anche durante le normali cure, soprattutto al momento delle potature.

Le dalie in parchi e giardini

In Europa e in Nord America ci sono numerosi parchi con splendide collezioni di dalie ibride. In Belgio, nella Francia settentrionale, in Austria, Germania, Paesi Bassi, nel Regno Unito, in Irlanda, nei Paesi Scandinavi, in Repubblica Ceca ecc. ecc. ogni parco e orto botanico espone affascinanti esemplari, i quali, nel favorevole clima estivo relativamente fresco dell’Europa oltre le Alpi, permettono ai visitatori di ammirare la fioritura molto prolungata – da giugno fino ai primi geli. In Italia l’esposizione più importante è quella di Villa Taranto sul Lago Maggiore, ma, con appropriate cure, le dalie hanno successo anche nei parchi e giardini di varie altre località della penisola.